domenica 29 maggio 2016

Tra gli dei – Il punto di vista di Videl



Si sa come sono i ragazzi di campagna. E la prima volta che vidi Gohan non mi sembrò nient’altro che un semplice e normale ragazzo di campagna. Lo sguardo sincero e gli occhi innocenti velati da un’infinita ingenuità che non gli impedisce però di cavarsela in ogni situazione.
Mi incuriosì da subito, ma la mia era una curiosità pregna di scetticismo. Sapevo che sarei tornata presto ad annoiarmi. Fino ad allora infatti la mia quotidianità era carica di noia e rabbia. Noia per mancanza di interessi. Rabbia per non trovare nessuno alla mia altezza. So di sembrare presuntuosa ma è così.
Mio padre è forse l’uomo più famoso al mondo. La sua organizzazione collabora da anni con forze dell’ordine e servizi segreti e da tempo immemore è considerato l’uomo più forte del mondo in quanto vince sempre il più importante torneo di arti marziali. Tutti conoscono le sue gesta e solo pochi anni fa è riuscito da solo ad eliminare un criminale (forse addirittura un alieno ma di queste cose mio padre non parla neanche con me forse per tenermi al sicuro) che nessun altro era riuscito ad eliminare e che metteva in pericolo tutta l’umanità. Fin da piccola mi ha insegnato i segreti delle arti marziali. Questi due fatti han fatto sì che tutti mi conoscessero e mi guardassero con timore. Per questo motivo tutti i pretendenti che hanno avuto il coraggio di chiedermi di uscire finirono ben presto per risultarmi molli e odiosi. Sì, molli e odiosi; probabilmente in imbarazzo per essere invaghiti di una ragazza più forte e famosa di loro.
Ho allora profuso tutto il mio impegno nel diventare sempre più forte e aiutare le forze dell’ordine nella lotta contro i malviventi. Sfogo su loro tutta la mia rabbia.
Fino a che non fui privata anche di questo sfogo. Un giorno infatti, accorsa per sventare una rapina, fui anticipata da un individuo vestito da supereroe (maschera, mantello ecc…). Non ebbi modo né tempo di rendermi conto di quanto stesse succedendo. L’unica cosa rimastami impressa, oltre allo stravagante vestito di questo ragazzo, era che, sono quasi certa – anzi sono assolutamente certa! – l’avevo visto volare. Ma in un attimo non c’era più.
La faccio corta. Quel ragazzo è quell’altro ragazzo, Gohan!
Andiamo con ordine. L’indomani della rapina in banca raccontai a mio padre quanto visto. Negò immediatamente e perentoriamente la possibilità che chicchessia potesse volare e disse che era già a conoscenza di individui in grado di usare trucchetti di questo tipo. Conosco bene mio padre e stava mentendo come spesso fa, solo che io a differenza del resto del mondo lo scopro subito. La mia curiosità crebbe a dismisura e non faceva altro che trovare nuovi indizi per darsi ragione: giocando a baseball un giorno Gohan ha preso una pallina ad un’altezza di almeno otto metri, lo stesso giorno un’altra pallina lo colpì in testa e la sua reazione fu una risata e poi…e qui ebbi la conferma del fatto che mi stesse mentendo, mi disse che abita in una zona lontanissima dalla scuola. Almeno cinque ore di volo. Come fa ad arrivare e sempre in tempo?
Ma questa è ormai storia vecchia perché mi ci volle davvero poco per far saltare la copertura di Gohan e conoscere i suoi segreti, il suo mondo. E qui inizia il vero racconto un racconto a cui non ho fatto in tempo ad abituarmi. L’unico contatto con la realtà rimase mia suocera. Sì, dall’inizio di questa storia è passato talmente tanto tempo che ormai sono sposata (sì, con Gohan) e anche madre! Bene, mia suocera a quanto pare ha avuto un’esperienza simile alla mia anche se, a mio modo di vedere, lei era un po‘ più preparata di me. Voglio dire…suo padre è stato allievo del genio delle tartarughe di cui si narravano capacità a cui nessun cittadino come me avrebbe potuto credere; in più io ho sempre avuto mio padre pronto a screditare qualunque storia riguardante esseri in grado di fare cose che lui non è in grado di fare. Il fatto è che mio padre va in giro con telecamere, giornalisti ecc. mentre i personaggi di queste storie vivono nelle foreste, non sono interessati a gloria e altro e quindi nessuno conosce le loro gesta.
Insomma, la mia vita si è dovuta subito ricalibrare ad una realtà a cui non avrei mai potuto credere.
Ho dovuto capire da sola che la gloria di mio padre è frutto di bugie e non mi sono mai neanche disillusa né arrabbiata tanta è stata la meraviglia di ciò a cui stavo assistendo. Non mi fece arrabbiare ma ridere. Solo ora compresi la difficoltà di mio padre dell’avere a che fare con un mondo che mai avrebbe potuto capire. Aver a che fare con esseri volanti che con un dito avrebbero potuto uccidere lui, l’uomo più forte del mondo.
Insomma, avete presente quando si è giovani e una determinata cosa sembra un ostacolo insormontabile, quando un ideale sembra l’unico motivo di vita, quando si vive di assoluti tipo “saremo amici per sempre“,  “ci ameremo per sempre”, “sarò sempre sincero”. Poi la vita ti si svela e ti viene da sorridere alla serietà della tua gioventù, la trovi semplicemente ridicola. Ma quello che è capitato a me e Chichi (mia suocera) è solo lontanamente paragonabile a ciò.
Ho dovuto abituarmi al fatto che ci sono persone in grado di volare, e va bene. Sapevo di monaci e personaggi in grado con la concentrazione di far cose apparentemente non umane, ma mai avrei pensato di vedere essere umani volare o lanciare onde di energia dalle mani in grado di distruggere cose.
Ho imparato, se volete semplicemente, che c’è una vita al di là degli insegnamenti della tua cultura e di tuo padre. C’è chi compie un atto di fede, chi parte per un viaggio che gli cambia la vita, chi conosce ciò che ho conosciuto io. Chi impara a volare (come sono riuscita a fare io!) ma ripeto, la sensazione che vorrei descrivere è l’impossibilità di meravigliarmi. Secondo me, mi sono detta, morire deve essere simile: una meraviglia tale che prima provi ad afferrare (e quindi definire, scoprire) per poi capire che non è da cogliere, comprendere, ma semplicemente da vivere. Una meraviglia continua. E come avrei potuto, diversamente?
Dopo aver smascherato Gohan non ebbi tempo di assaporare lo stupore, la meraviglia, appunto, perché gli avvenimenti “meravigliosi” si succedettero ad una velocità tale da non potermici abituare.
Subito dopo infatti conobbi Chichi (una donna che mai imparò ad aver a che fare con questo mondo, che semplicemente lo rifiutò per rimanere attaccata alle vecchie tradizioni con cui era cresciuta) e il piccolo Goten, il fratellino di Gohan. Ebbene, mentre un giorno Gohan mi stava dando lezioni di volo non solo vidi che il fratellino Goten padroneggiava perfettamente tutte le tecniche del fratello ma lo vidi fare un qualcosa che neanche lontanamente avrei potuto immaginare perché, dovete sapere, per qualche strano motivo Gohan ha sempre cercato di nascondermi certe cose… durante gli allenamenti ad un certo punto arrivò per l’appunto il piccolo Goten, Fratellone voglio allenarmi anch’io! Disse cominciando subito in volo a sferrare attacchi al fratello. Gohan cercava di trattenerlo, era chiaro, mi sorrideva imbarazzato quando ad un certo punto dalle mani del piccolo partì un fascio luminoso seguito dall’urlo di Gohan, Nooooo, Goten! A quel punto Gohan emise dalle sue mani un fascio luminoso come quello del fratello ma ancora più grosso, in modo tale da contenerlo. E qui torniamo a quanto ho già detto: non ebbi modo di meravigliarmi di quanto vedevo perché subito dopo Goten si trasformò. I suoi folti capelli neri dapprima si sollevarono avvolti da piccole, quasi impercettibili, scosse elettriche, poi diventarono biondi e suoi occhi azzurri. Il suo fascio di energia si ingrandì esponenzialmente allorché anche Gohan si trasformò nel medesimo modo (diventando ancor più bello se devo essere sincera…) ingrandendo il suo fascio energetico e indirizzando il suo e quello del fratellino verso il cielo, Goten, cosa ti avevo detto? Ammonì il fratello che offeso rientrò in casa mentre Gohan si girò verso di me grattandosi la testa e sorridendo imbarazzato, Sai è eccitato perché tra poco incontrerà nostro padre per la prima volta. Mi disse per giustificarsi. Ma io, come potete immaginare, ero completamente inebetita. Chissà che espressione stupita e stupida potevo avere in quel momento! Ma nuovamente l’impossibilità di ponderare, di razionalizzare quanto appena visto, Cosa vuol dire che sta per incontrare vostro padre per la prima volta? Dov’è vostro padre?
Eh... sai, è nell’aldilà ma sta per venire a farci visita per un giorno.
Tornare dall’aldilà? Ma questo ragazzo di campagna lo sa che noi ragazzi di città tranne pochi casi leggendari non sappiamo che si possa tornare dall’aldilà? Ma non importa. Proprio in quel momento imparai a non chiedermi più nulla. La mia ragione non stava dietro a tutti gli avvenimenti che avevo visto in quei giorni. E presto mi sarei ritrovata in un palazzo sospeso nel cielo insieme e Dio, alieni e il padre di Gohan, tornato dall’aldilà con tanto di aureola.