martedì 5 gennaio 2016

L'importanza della spalla



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Crili

Quante volte guardandoci io e il mio maestro, i miei amici Yamcha, Tensing, Rif, ci siamo scambiati sguardi di profondo sconforto. L’imbarazzo di sentirsi completamente inutili, inetti, deboli mentre osservavamo altri nostri amici, ma Goku su tutti, combattere per il destino della Terra prima e dell’universo intero poi. Croce e delizia del vivere insieme agli dei senza esserlo. Eppure…
Eppure fummo proprio noi i primi dei. O per lo meno tutti ci vedevano così.
Si può dire che tutto iniziò quando imparammo a controllare il nostro Qi in modo da creare onde energetiche e quando imparammo a volare. Nessun essere umano poteva credere ai propri occhi e noi non abbiamo avuto neanche il tempo per gongolarci, per godere dei nostri traguardi, presi com’eravamo dalle preoccupazioni e dagli allenamenti per migliorare ed essere in grado di sconfiggere chi metteva in pericolo l’umanità intera.
Da quando abbiamo appreso le arti che ci hanno resi “divini” non passò molto tempo senza doverci preoccupare il destino nostro e della terra. I nostri petti erano continuamente lì lì per esplodere: tanto inorgogliti dal poter fare ciò che neanche un esercito poteva, tanto impauriti dopo esserci resi conto che i nostri poteri erano davvero ben poca cosa rispetto a quello dei cattivi di turno o di Goku. Durò infatti un nonnulla il periodo in cui io Yamcha e Goku combattevamo quasi ad armi pari contro i cattivi che ci si proponevano.
Avere questi poteri è un po’ come esporsi. Come stare su una torre e poter guardare lontano. Ma allo stesso tempo poter essere visti più facilmente. Se poi aggiungiamo il fatto che eravamo tra i pochi a conoscere e a saper utilizzare le sfere del drago è facile comprendere come da quel momento in avanti tutti i peggior malintenzionati fossero attratti da noi. Soprattutto quando aspiravano a immortalità e a comandare il mondo. Ma il petto di Goku era sempre uguale così come i suo sguardo: due occhi affamati non di egemonia, di diventare il più forte ma di combattere e diventare sempre più forte. Questa è la differenza – una delle tantissime – tra Goku me e Yamcha: io e Yamcha volevamo diventare i più forti. Goku voleva semplicemente diventare sempre più forte. Se avesse potuto scegliere di diventare il guerriero più forte dell’universo (e avrebbe potuto chiederlo più volte al drago Shenron) penso che non lo avrebbe mai fatto. Che forse sarebbe stato il suo incubo più grande. Da chi avrebbe dovuto perdere e imparare?
Piccole e apparentemente insignificanti differenze. Come quei piccoli rigagnoli che però sono in grado di scavare le montagne. Chi vuole diventare il migliore e chi vuole migliorare sempre. Tutto qui.

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Solo nei rari momenti di pace avremmo potuto “godere” dei nostri poteri, della nostra pseudo divinità, ma l’unico che era in grado di far ciò era Yamcha. E noi lo prendevamo anche in giro! Usava i suoi poteri per farsi bello dinnanzi alle ragazze, per diventare un campione di baseball. Sembrava a volte anche poco etico il suo comportamento: un uomo che impara arti che devono servire solo ed esclusivamente all’accrescimento personale e alla difesa personale e dei deboli che svende in questo modo insegnamenti acquisiti con allenamenti estenuanti e spesso impartiti da entità sovrannaturali. Ma Yamcha non ha mai ecceduto nel mostrarsi; tutti noi eravamo ben consci del fatto che mettersi in bella mostra non era giusto. E comunque la maggior parte delle volte serviva i deboli. Ha semplicemente capito prima di me e di altri che certe lotte non erano semplicemente alla nostra portata. A quel punto tanto vale aiutare per quel che si può.
È stato difficile ritrovarsi ad ammirare le gesta di Goku, capire che non saremmo mai stati forti quanto lui, incontrare il Supremo, morire e rinascere (non me ne parlate!) senza montarsi la testa. Qualcosa diceva a noi tutti che queste cose non dovevano essere di dominio pubblico e non lo erano per qualche motivo sicuramente sacrosanto.
Un giorno io e Yamcha ci siamo confessati una cosa: questa condizione non ci rendeva felici. Potersela godere soli tra i normali ben sapendo di essere inutili in ciò che davvero conta.
Poi sorridemmo guardandoci.
Una bambina piangeva per il suo bambolotto finito sull'albero cadendo dal balcone.  La mamma cercava di far capire alla figlia che ormai era irraggiungibile, di rassegnarsi quando la distrassi, Signora possiamo aiutarla? Nella frazione di secondo in cui lei si voltò a guardarmi Yamcha volò sull'albero prese il bambolotto e me lo mise nelle mie mani che avevo dietro la schiena, È questo per caso? Sarà caduto per il vento.

lunedì 4 gennaio 2016

Il punto di vista di papà Bardak



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Il punto di vista di papà Bardak

Punti di vista.
Mai avuti.
Noi Saiyan siamo grandi conoscitori dello spazio, dei pianeti vicini e lontani; tante culture e popoli diversi di cui però non ci è mai interessato assolutamente nulla. Così come non ci è mai interessato conoscere altro oltre alla nostra forza. Alla nostra volontà di essere o diventare i più forti combattenti dell’universo. Ma perché non ci è mai interessato null’altro? Solo ora capisco. Perché non nessuno pareva poterci contrastare. Fino a che non è arrivato Freezer con la sua maledetta armata. Nessuno avrebbe mai potuto tenergli testa. Lo abbiamo considerato alla stregua del leggendario super Saiyan o degli dei: un caso a parte, un’eccezione. Anche perché anche Freezer stesso ha sempre ammesso la superiorità del “popolo” Saiyan.
E così che poco per volta si sono insinuati in me altri punti di vista. Poco per volta e grazie sicuramente a quello strano abitante del pianeta Kanassa che occupai insieme alla mia truppa.
Punti di vista, appunto.
Per che cosa viviamo dunque se, da quando esiste Freezer siamo schiavi e non possiamo più considerarci i più forti dell’universo? Dovremmo forse cedere ai sentimenti di quei tanti popoli inferiori che abbiamo sterminato? Cedere all’amore? Alla pietà?
Eppure noi Saiyan siamo perfettamente in grado di comprendere questi sentimenti; è solo che non ci interessano. Ma forse ora…? Forse i cambiamenti della storia influenzano anche quelli dello stato d’animo?
Ammetto che ebbi una strana sensazione nel vedere il mio secondogenito Kakarot pronto per essere spedito chissà dove. Eppure, come a tutti, mi è sempre e solo interessato il mio accrescimento. Certo, vedere il mio primogenito Radish diventare sempre più potente è motivo di orgoglio, ma se dovesse mai mettersi contro di me, suo padre, non esiterei ad ucciderlo come fosse uno straniero ma devo essere sincero, la vista del piccolo Kakarot mi ha fatto pena. Eppure non è nulla di speciale. È un combattente di infimo livello e come capita a tanti bambini con un livello combattivo basso come il suo gli toccherà essere spedito in un pianeta dove non esistono combattenti forti per estinguere quelle razze inferiori in modo tale da poter occupare e poi rivendere quei pianeti. Certo, a tutti piacerebbe essere nati come il principe Vegeta: figli del re, con un potenziale combattivo altissimo e col nome del nostro pianeta, ma noi Saiyan sappiamo che più combattiamo e più diventiamo forti, quindi sta a noi costruire la nostra forza e gloria. Eppure non riesco a non provare pena nei confronti del piccolo Kakarot. 

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 Qualche giorno dopo, all’interno di una visione.

Pena? Cosa mi fa pensare in questo modo? Da dove proviene questa luce che rifulge dal mio corpo?
Chi è questo essere che tanto somiglia a Freezer e guida la sua stessa astronave? È forse un sogno quello che sto vivendo? E questo pianeta? È o non è il nostro natale pianeta Vegeta prima che lo colonizzassimo e lo facemmo nostro?

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Cerchiamo di fare ordine.
Dopo essere sfuggito miracolosamente all’assalto degli scagnozzi di Freezer ho compreso che quelle visioni che avevo da un po’ di tempo erano veritiere. Prima che esalasse l’ultimo respiro fui colpito da Toolo, uno dei leader del pianeta Kanassa di cui avevamo appena sterminato tutti gli abitanti. Queste le sue ultime parole dopo avermi colpito alla nuca e aver ricevuto il colpo di grazia da parte mia, Ti ho donato il potere della precognizione in modo tale che tu possa conoscere le disgrazie in cui il tuo popolo sta per cadere. Il vostro tiranno Freezer sta per sterminare tutta la tua razza; così capirete cosa stiamo provando noi.
Non volli credere. Non mi interessai neanche di capire esattamente cosa intendesse per precognizione. Ma poi quei sogni ad occhi aperti e la conferma. Il volta faccia di Freezer che ordinò ai suoi scagnozzi di eliminare tutta la mia truppa d’assalto. Il caso volle che io non fossi lì, e sempre lo stesso caso volle che una volta arrivato a dar man forte ai miei compagni riuscissi a scampare all’attentato traditore in cui morirono tutti.
Corsi subito dal mio re, sul mio pianeta per avvisarli di quanto successo. Non avevo neanche bisogno di parlare delle mie visioni, mi avrebbero preso per pazzo. Ma né lui né gli altri abitanti di Vegeta vollero credermi. Mi presero in giro. Poi guardai verso il cielo e vidi. La mia visione: l’astronave di Freezer che si avvicina al pianeta Vegeta. Il resto lo conoscevo già perché sapevo come la mia visione andava avanti: Freezer sarebbe uscito dall’astronave, avrebbe creato una supernova che lanciata sul nostro pianeta lo avrebbe fatto esplodere per sempre.

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In un tempo non specificato, forse all’interno di un’altra visione.

Mi risveglio non so dove.
Hey tu, dimmi dove sono… Plant?
Plant? E che pianeta sarebbe? Eppure, ha l’aria decisamente conosciuta. Sono nel nostro pianeta Vegeta ed effettivamente Plant era il suo nome antico. Mancano infatti tutte quelle costruzioni che edificammo noi Saiyan quando decidemmo che questa sarebbe stata la nostra casa.
Sono tornato indietro nel tempo? Tutto ciò ha forse ancora a che fare con quella botta che mi diede quell’alieno? Cos’è la divinazione? Non sono dunque impazzito? Ma dove mi trovo?
Kakarot… perché penso sempre a lui?
Sono morto? Sono all’interno di una di quelle visioni che mi prendono da quando quell’alieno mi diede questo assurdo dono?
Quando la supernova di Freezer ci colse, mentre sentivo il mio corpo disfarsi ebbi un’altra visione. Ero sul pianeta Namecc e guardavo Freezer combattere e perdere contro un super Saiyan; era il mio Kakarot ne sono convinto. Un Saiyan infimo che riesce a diventare il leggendario super Saiyan? E perché no?
Ora sto abbandonando questo sogno e forse questa vita. Penso faccia tutto parte del potere che mi ha donato quell’abitante di Kanassa o forse è questa la morte di un Saiyan? Entrare in contatto con i nostri antenati, con i nostri dei e forse le leggende che girano intorno alla stirpe dei Saiyan sono vere. Conoscono tutti la storia del super Saiyan coi capelli dorati e si narra anche di un Dio dei Saiyan. Che tutte queste vicende servano a svegliare quello spirito? Il nostro spirito divino? Che Freezer e i suoi antenati siano semplicemente un mezzo per risvegliare la nostra natura divina?
Punti di vista si diceva e ora sono tutti lampanti. Così come non ho mai dato importanza al fatto che la madre di Kakarot non fosse interessata al combattimento pur essendo una Saiyan. Così come non ho dato peso al sentimento di pena nei confronti di quel bambino, mio figlio, mandato da solo in un pianeta da conquistare. Così come non ho mai pensato al motivo per cui io e solo io mi sono ribellato a Freezer. Neanche il re e il principe Vegeta hanno osato tanto, terrorizzati com’erano dal potere di Freezer. Eppure la mia cecità, la mia stupidità nell’affrontare un nemico così forte hanno smosso qualcosa.
Sono tornato indietro nel tempo.
Ho rivisto il mio pianeta prima che noi Saiyan arrivassimo a conquistarlo. Ho conosciuto persone che mi hanno aiutato senza che lo chiedessi e senza che me ne accorgessi ho provato affetto per loro esattamente come feci per Kakarot. E poi ho rivisto il mio diavolo, l’incubo dei Saiyan. Dal cielo, atterrò l’astronave di Freezer ma non poteva essere lui visto che mi trovavo nel passato. Che mi abbia inseguito fin qui?
Non era Freezer ma Chilled, suo nonno. Terribilmente potente anche lui. E, mentre mi trovavo nuovamente di fronte ad un destino che mi vedeva sconfitto successe qualche altra cosa. Chilled uccise senza motivo quell’abitante di Plant che decise di aiutarmi e io persi il controllo, m’infuriai come mai mi era successo.
E ora sono qui, affannato. Guardo gli scagnozzi di Chilled che portano il suo corpo fatto a pezzi da me dentro la sua astronave per scappare alla mia furia. Mentre le forze stanno per abbandonarmi una pozzanghera mostra il mio corpo irradiato da energia gialla, i miei capelli dorati che si muovono verso l’alto e i miei occhi azzurri. Sono un super Saiyan. E l’universo da oggi saprà che il dio dei Saiyan esiste e anche un infimo guerriero come me può diventarlo. Kakarot, forse questo sogno mi condurrà là dove risiede la forza del dio dei Saiyan perché possa essere tu, grazie al mio pensiero nei tuoi confronti, a risvegliarlo e sconfiggere Freezer liberando così la nostra razza (di cui siete rimasti tu e pochi altri) da questo tiranno.
Punti di vista, si diceva. Quanto mi sentivo diverso trasformato in super Saiyan. Ogni pensiero sembrava annacquato. Tutto nacque dalla rabbia. Quella che prima mi aveva portato a quella folle ribellione nei confronti di Freezer e che poi mi ha fatto provare pena per quell’alieno che mi aveva curato e che Chilled aveva ucciso. Rabbia e pena hanno creato un sentimento per un figlio abbandonato. Rabbia e pena hanno creato il più forte guerriero dell’universo che ora torna nel mondo dei morti per poter guidare i Saiyan a risvegliare il loro animo divino e tornare a comandare l’universo intero.